Valutazione della risposta metabolica

Attraverso l’esame bioimpedenziometrico ed una rapida intervista sulla frequenza di assunzione dei cibi e sulla sintomatologia vaga ed aspecifica, è possibile stimare l’impatto delle abitudini nutrizionali sullo stato fisiopatologico e, in particolare, evidenziare:

  • la risposta del metabolismo glucidico nelle 24 ore

  • l’andamento del carico acido renale potenziale nelle 24 ore

  • eccessi e carenze nutrizionali

Grafico Metabolismo

Valutazione della risposta ai cibi

Approfondimento

Soggetti dismetabolici e sintomatologia vaga ed aspecifica Valutazione della risposta metabolica nelle 24 ore

Le più moderne ricerche in campo di nutrizione clinica evidenziano una fondamentale bipartizione delle sfere di interesse, che si concentrano fondamentalmente sulle analisi delle abitudini alimentari e dei fattori nutrizionali. Rientrano nel primo filone gli studi su frequenza ed orario dei pasti o su modelli nutrizionali più o meno specifici, mentre appartiene al secondo tutta l’attività di classificazione dei cibi in base alla loro composizione o alle loro caratteristiche.
I modelli nutrizionali proposti dalla comunità scientifica sono numerosi e la loro varietà pone talvolta nell’imbarazzo di dover scegliere tra alternative evidentemente contrastanti, soprattutto quando queste alternative siano ugualmente supportate da test clinici adeguati.
Piuttosto che promuovere quindi una specifica soluzione fra le tante disponibili, sarebbe auspicabile non tralasciare nessuno fra i settori di ricerca più sviluppati, in cui rientrano senza dubbio quelli sulla classificazione dei cibi in base alla loro capacità di elevare la glicemia, o quelli più recenti sul rapporto fra orario e reazione ai pasti.

Qualunque sia l’approccio nutrizionale di riferimento, esiste una componente fondamentalmente ineliminabile della sua applicazione: il paziente. Non si tratta qui di ribadire una banalità, ma di sottolineare piuttosto l’importanza di valutare esattamente lo stato di salute di una persona le cui esigenze in materia nutrizionale sono anzitutto esigenze di benessere complessivo. Il suggerimento, la strategia o la terapia nutrizionali rappresentano in quest’ottica un’azione volta ad intraprendere un percorso recupero dello stato di salute.
Quanto detto richiederebbe una chiarificazione del concetto di salute, che è oggi tutt’altro che scontato. Anni di pratica e di ricerca medica confermano senza dubbio come uno stato di buona salute non coincida affatto con l’assenza di patologie in atto.
Possiamo facilmente distinguere soggetti diabetici e non diabetici, ma capire quando ci si trovi davanti ad un soggetto sano non è altrettanto semplice. La letteratura internazionale in materia di medicina generale può essere illuminante al riguardo, con particolare riferimento alle pubblicazioni relative all’ambito dei sintomi vaghi ed aspecifici, abitualmente indicati in letteratura con l’acronimo MUS, da Medically Unexplained Symptoms.
Questa classe sintomatologica include una varietà di problematiche (vedi tabella), dalla stanchezza cronica ai disturbi del sonno o dell’appetito, dall’irritabilità del colon alla stipsi, dall’ansia a varie sindromi dolorose aspecifiche, accomunate sostanzialmente da una collocazione imprecisa ed intermedia tra quella del benessere e quella della patologia conclamata. La categoria dei sintomi vaghi ed aspecifici si presenta all’attenzione della classe medica con un’urgenza crescente sostanzialmente per due motivi: l’incidenza sempre più diffusa di questi sintomi e l’oggettiva difficoltà nell’impostazione di una strategia terapeutica adeguata a promuoverne la regressione.

  • Stanchezza o affaticamento persistenti non alleviati dal sonno
  • Disturbi del tono dell’umore
  • Mani e piedi sempre freddi
  • Insonnia o sonnolenza persistenti
  • Ansia, apatia, attacchi di panico
  • Modificazioni dell’appetito
  • Acidità e dolori di stomaco, senso di pienezza, gonfiore dopo i pasti, nausea
  • Stitichezza persistente, alvo alterno
  • Colon irritabile
  • Scarsa sudorazione durante il moto

I sintomi vaghi ed aspecifici (MUS) rappresentano frequentemente la controparte superficiale di disturbi infiammatori cronicizzati, che, pur non avendo dato luogo a precise patologie, hanno alla lunga comportato il progressivo decadimento dell’equilibrio fisiologico dell’attività endocrina, determinando precise ricadute in termini metabolici. Se dal punto di vista medico i sintomi vaghi ed aspecifici (MUS) rappresentano l’inquadramento di una problematica da non sottovalutare, per il nutrizionista costituiscono un importante indizio, utile anzitutto a non incorrere nell’errore di trattare ogni paziente in base ad un criterio univoco ed immutabile. Il paziente non è semplicemente “obeso”, o semplicemente “diabetico”, è piuttosto caratterizzato da una precisa storia clinica che può facilmente alterare i suoi processi metabolici, e risulta evidente come di queste alterazioni debba preoccuparsi il nutrizionista all’atto di elaborare uno specifico approccio nutrizionale, questo perché pazienti diversi per sintomatologia, assetto ormonale, composizione corporea, stato metabolico e patologico, manifesteranno necessariamente reazioni diverse allo stesso alimento.

La disponibilità di informazioni dettagliate ed esaustive sullo stato del paziente non è affatto scontata, e rappresenterebbe comunque una possibilità antieconomica e tutt’altro che rapida, richiedendo una lunga serie di esami di laboratorio. Non si tratta, nella maggior parte dei casi, della situazione tipicamente verificabile in uno studio di nutrizione clinica.
Esiste tuttavia la possibilità di ottenere dei parametri oggettivi che vadano al di là di un semplice rilievo antropometrico e permettano di discriminare in modo più efficace le scelte da operare. Una rapida analisi non invasiva della composizione corporea, se eseguita con un adeguato grado di precisione, può infatti dire molto sullo stato di salute del paziente.
I parametri rilevabili grazie all’analisi clinica della composizione corporea forniscono degli importanti indici relativi allo stato di idratazione del paziente, al suo tenore di tessuto adiposo, al sua capacità metabolica, al suo livello di infiammazione cronica sistemica. L’interpretazione può però spingersi oltre, anche grazie al supporto offerto dai MUS: la sintomatologia vaga ed aspecifica offre infatti al nutrizionista molte informazioni sul paziente, e non va pertanto tralasciata l’analisi sintomatologica del paziente, perché essa permette l’ulteriore caratterizzazione dei dati ottenuti dall’esame bioimpedenziometrico, fino alla possibilità di delineare un profilo della ritmicità ormonale circadiana del paziente.
In termini pratici: quanto può essere utile sapere quando un cibo sia favorevolmente tollerato dal paziente nell’arco della giornata? Quanto può essere utile promuovere, attraverso precise scelte nutrizionali, fasi di riposo pancreatico, o di attività tiroidea? I potenziali miglioramenti indotti in fase di terapia nutrizionale da simili capacità sono incalcolabili. Possono comportare la differenza tra il dimagrimento generalizzato di un paziente obeso e la sua perdita selettiva di massa grassa, o quella tra la necessità di ricorrere a farmaci ipoglicemizzanti ad ogni pasto e la possibilità di limitare al minimo i picchi iperglicemici. Soprattutto: si tratta della differenza tra perseguire o no, in nutrizione clinica, una strategia terapeutica volta al recupero da sintomatologia vaga ed aspecifica.

I parametri coinvolti nell’analisi nutrizionale

L’utilizzo di tecnologie innovative volte a fornire un supporto concreto in questo settore ci consente oggi di valutare la mole di parametri in gioco e la complessità delle loro interazioni, colmando lo spazio tra i dati strumentali e le strategie del nutrizionista.Oggi è possibile adattare l’intervento nutrizionale alle caratteristiche del singolo paziente, grazie alla capacità di calcolare l’andamento della risposta metabolica nelle 24 ore sia in fase di indagine, verificando cioè il comportamento metabolico tipico del paziente e relazionato alle sue abitudini, che in fase di ipotesi terapeutica, permettendo quindi al nutrizionista di verificare se le scelte operate comportino picchi iperglicemici o fenomeni di ipoglicemia reattiva, se interferiscano con la promozione del recupero dei ritmi circadiani ormonali fisiologici (ad esempio con l’acrofase mattutina del cortisolo) o più generalmente con l’attività dell’ormone della crescita. Il grafico di andamento della risposta metabolica nelle 24 ore (vedi figura) permette di riconoscere rapidamente le aree temporali metabolicamente sfavorevoli per il paziente, consentendo quindi di operare le correzioni più opportune alle abitudini nutrizionali del paziente, senza doverle necessariamente sottoporre a cambiamenti radicali (e minimizzando quindi il rischio che il paziente non segua la terapia nutrizionale indicata).

Esempi di andamento nelle 24 ore